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Segnalato su Webtrekitalia - Portale di cultura Trek

L’ospite accanto a me è Maria Rita Parsi. Psicoterapeuta e scrittrice.
E’ uno dei nomi internazionali di maggiore spicco in quel panorama scientifico al quale ha dato, e dà, importanti contributi con saggi che hanno avuto successo anche aldilà dell’àmbito specialistico perché usa una scrittura capace di trasmettere le tematiche trattate anche ai non addetti ai lavori.
E questo la rende ghiotta preda anche per redattori radiotelevisivi e organizzatori di convegnistica che s’avvalgono delle sue esposizioni in plurali occasioni.
Svolge da anni un’intensa attività didattica presso università italiane e istituti privati specializzati. Per le note biografiche, e la bibliografia c’è in Rete il suo sito web dove conduce anche un Forum con i suoi lettori.
Una curiosità nel suo cursus honoris: nel 1986 stata insignita del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica.
Lo spunto per quest’incontro con Maria Rita Parsi è dato dall’uscita di un suo nuovo libro al quale hanno collaborato la psicologa Maria Beatrice Toro e lo psichiatra Tonino Cantelmi: Un bambino maleducato, edito da Salani.
Ricordo che è in libreria anche Single per sempre edito da Mondadori.

 

Benvenuta a bordo Maria Rita…
E’ bello iniziare il viaggio con voi. Il viaggio è sempre una ricerca
Nicola Batavia, chef e patron del ristorante 'L Birichin di Torino mi ha consigliato d’assaggiare durante la nostra conversazione nello Spazio questo Chardonnay Gaia & Rey 1999 di Gaja; mi ha scritto in Spacefax, leggo: “Si tratta di un grande bianco, un esplosione intensa di innumerevoli sapori. Da chef, ve ne consiglio la vicinanza gustativa con un buon formaggio di alpeggio come, ad esempio, il Murianengo”
Fin qui Nicola Batavia… qua il bicchiere.
Adesso ascoltami: il Capitano Picard è bravissimo, per lodarne la guida, a Roma direbbero “è un bel manico”, però noi nello spazio stiamo, schizziamo ”a manetta”, prudenza vuole che tu trasmetta sulla Terra, come sempre chiedo iniziando la conversazione con i miei ospiti, il tuo autoritratto… interiore…insomma, chi è Maria Rita secondo Maria Rita …
Una ricercatrice e una perenne allieva. Un “guaritore ferito” che, per svolgere la propria attività clinica, si lascia guidare dalle sue imperfezioni e debolezze, che le consentono di ascoltare, comprendere, non giudicare.
Nella vita, comunque, mi potrei definire un “conoscitore della via”, che ogni giorno attraversa i deserti del dolore e della solitudine umana cercando in essi tracce di vita. E, a forza di ripetere quotidianamente questi percorsi, stimolata, orientata, spesso guidata, da coloro che si rivolgono a me in cerca di aiuto, ne vado scoprendo tutti gli aspetti, le asperità, i coinvolgimenti, le speranze, le delusioni, la felicità, il dolore e il piacere.
Prima di parlare di “Un bambino maleducato”, vorrei partire dalla metodologia di lavoro che hai ideato: la psicoanimazione.
Puoi dirci in modo semplice, come sai fare tu, di che cosa si tratta?
La psicoanimazione, che nasce quale espressione culturale dei tumultuosi anni ‘70-’80, è una metodologia d’intervento pedagogico, psicologico e psicoterapeutico di orientamento umanistico basata sull’utilizzo interdisciplinare di tutti i linguaggi per la comunicazione e l’integrazione sociale. Obiettivo della psicoanimazione è quello di favorire l’espressione creativa della persona (o dei gruppi) al fine di stimolare la ricerca, il cambiamento, la crescita, l’integrazione della mente, del corpo, delle emozioni e dell’immaginario, affinché l’individuo (o il gruppo) possa sperimentare un armonico rapporto con sé stesso e con gli altri. La psicoanimazione è, pertanto, rivolta ad ogni persona che sia interessata alla comprensione del comportamento umano e, soprattutto, desideri decodificare il proprio modo di essere, rivolgendo attenzione alle proprie radici, all’infanzia, all’esperienza e alle relazioni significative che hanno caratterizzato e orientato la storia della propria vita.
Tale teoria e pratica anima la Fondazione Movimento Bambino da te diretta. Quali i traguardi che ti poni con questa Fondazione?
Di certo, l’obiettivo principe che tutti i sostenitori della Fondazione Movimento Bambino si pongono è quello di diffondere la cultura dell’Infanzia e dell’Adolescenza, promuovendo diverse iniziative dedicate ai minori, collaborando con organizzazioni, enti, associazioni, fondazioni pubbliche e private, affinché questa rivoluzione culturale, capillarmente agita, sia resa possibile.
Personalmente credo che questa sia l’ultima, grande, vera rivoluzione; rivalutare l’infanzia, le radici della nostra esperienza, occuparci dei bambini che vivono intorno a noi, così come della parte bambina, autentica e sensibile, che alberga in ciascuno di noi, vuol dire ampliare realmente l’orizzonte culturale, ridare nuova spinta, nuova linfa vitale alla società civile. Sono certa che la primaria energia propulsiva, racchiusa nell’infanzia e nell’adolescenza nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni dei più piccoli, sia l’unica forza capace di stimolare concreti e profondi processi di ricerca, di cambiamento, di crescita.
Quest’ottica di rivoluzionario cambiamento deve partire dall’attenzione posta alla genitorialità consapevole, dal sostegno garantito alle mamme, anche durante la gravidanza. Nelle precocissime esperienze della vita intrauterina, durante la quale il bambino riceve innumerevoli segnali biochimici provenienti dal corpo della madre, il piccolo ascolta i primi messaggi di accoglienza, riceve i primi avvolgenti e protettivi “abbracci”, i primi segnali di un rapporto che lo fanno sentire desiderato, atteso, voluto. Se la mamma non è aiutata, tutelata, durante la gravidanza, il suo corpo trasmetterà tensione, disagio, paura che potranno essere decodificati, dal nascituro, quali segnali di allerta, di pericolo, di rifiuto.
E proprio da quella Fondazione è nata presso Salani la collana “I Garanti” che vede tra le sue pubblicazioni “Un bambino maleducato”.
Quale percorso intendi intraprendere con “I Garanti”? E perché si chiama così?
La collana “I Garanti” si chiama così perché ha l’obiettivo di garantire una informazione corretta e qualificata agli educatori, ai formatori e agli adulti che si occupano di infanzia e di adolescenza.
La formazione e la sensibilizzazione dei grandi è la prima e la più efficace garanzia di benessere e di salute per i piccoli. Tanti sono i ricercatori e gli studiosi che stanno elaborando nuove pubblicazioni per la collana, tra questi vorrei segnalare: Luisella Gioppato “Favole… nella prospettiva del Sé”. Le favole ci aiutano a comprendere ed accettare paure, limiti, difficoltà, ma anche a trovare soluzioni, armonia e completezza; Antonio Guidi – Luigi Croce, “Un sesso diversabile”, sul diritto dei portatori di handicap ad una vita sentimentale e sessuale piena. In collaborazione con l’Assessorato alle pari opportunità e gli adolescenti della Provincia di Messina, con i colleghi Angela Gangeri e Filippo Zagarella sto elaborando “Fame di vita ovvero storie di ragazze e ragazzi contro anoressia, bulimia e i disturbi alimentari”.
Con Giovanni Bollea lavoro a “Giovanni dei bambini”, biografia di Giovanni Bollea raccontata da lui stesso.
Alberto Pellai, “Sindrome da Spot”. L’impatto che la comunicazione pubblicitaria e le tecniche degli strateghi di multinazionali hanno sulle scelte educative dei genitori e sugli stili di vita adottati dai figli.
“Un bambino maleducato” tratta del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, il cui acronimo è ADHD.
Quali sono i principali fraintendimenti che affliggono la diagnosi di quel disturbo?
Un’illusione da sfatare è quella di poter ‘’fare diagnosi’’ attraverso un test o un questionario specifici. Poche domande non possono essere sufficienti per approcciare e comprendere una realtà che, di fatto, è molto complessa. Una diagnosi attendibile si ricava attraverso una lunga osservazione clinica, che riesca a fare luce sulle dimensioni reali del problema, mostrando, per ogni singolo caso, se i sintomi collegati a disturbi d’attenzione, di iperattività, di impulsività siano, congiuntamente, presenti. Il più grande equivoco, infatti, è collegare necessariamente a questa diagnosi sintomi che, invece, sono indipendenti: non tutti i bambini iperattivi soffrono dell’ intero quadro sindromatico dell’ ADHD.
L’ADHD è venuto alla ribalta, specie in questi ultimi tempi, attraverso l’interesse che ha suscitato presso i media che, come spesso accade, lo hanno trattato in modo più spettacolare che scientifico. L’ADHD è figlio della nostra epoca o esisteva anche prima?
I deficit attentivi sono sempre esistiti. Oggi, comunque, la distrazione e la confusione sono caratteristiche sociali allarmanti. Siamo bombardati da continue ed eccessive stimolazioni. L’eccessiva esposizione ad immagini, parole, esperienze, produce effetti sui bambini, che risultano le prime vittime della disattenzione di massa, della ‘’corsa contro il tempo’’, della “indigesta abbuffata” di stimoli cui tutti siamo esposti.
Qual è la principale connotazione negativa degli adulti nel modo di guardare all’infanzia oggi?
Ci sono due atteggiamenti che, a mio parere, sono negativi in assoluto: ignorare e svalutare. Quando un bambino viene abitualmente ignorato e svalutato, la sua infanzia, ovvero le “radici”, su cui poggia lo sviluppo di una personalità armonica ed equilibrata, vengono irrimediabilmente distrutte. Ignorare e svalutare un bambino significa togliergli dignità, privarlo della possibilità di crescere serenamente, sviluppando al massimo le sue potenzialità.
Purtroppo gli adulti possono non comprendere gli effetti che, a lungo termine, disattenzioni e svalutazioni comportano. Finiscono, così, per svilire giochi, emozioni, idee dei bambini pensando che il “danno” sia arginabile, recuperabile più tardi, magari con un regalino in più.
Al contrario, il tempo dell’infanzia non è procrastinabile in alcun modo; perché le “fasi sensibili” che attraversano in questo periodo della vita sono peculiari ed irripetibili. Solo l’infanzia, quindi, è il tempo giusto per sperimentare, accogliere, metabolizzare alcune esperienze e “certezze”. Vi assicuro che la fiducia negli altri, la convinzione di essere amati sempre e comunque, l’autostima e la speranza sono acquisizioni che, se non trovano radici nell’infanzia, sono difficili da sviluppare in età adulta, se non dopo lunghe, lente e faticose ricerche.
Un tempo i personaggi dell’immaginario collettivo giovanile uscivano dai romanzi. Poi dal cinema. Infine dalla tv. Oggi, ventunesimo secolo escono dai videogiochi.
In virtù di quale meccanismo psicosociale i personaggi dei videogames, da SuperMario a Lara Croft ad altri, hanno conquistato uno spazio in quell’immaginario ponendosi alla pari di personaggi dei fumetti e della letteratura?
I bambini d’oggi sono figli dell’era delle tecnologie e le loro forme di gioco sono, spesso, proprio con i videogames che propongono loro esperienze così complete ed eccitanti a livello sensoriale e cognitivo che non c’è da stupirsi se riescano ad immedesimarsi più facilmente negli eroi delle storie che animano questi giochi. I nuovi prodotti tecnologici vengono creati sempre più in modo da riprodurre con perfezione virtuale le esperienze realmente vissute, (pensiamo ad esempio al fenomeno degli eye toy), favorendo così il processo d’identificazione dei bambini. Ma il processo immaginativo che dà vita e anima i nuovi protagonisti virtuali non è poi così diverso da quello che caratterizzava i personaggi classici dei fumetti o della letteratura per l’infanzia.
Gli attuali e tecnologici eroi ed eroine sono mutuati dal mondo delle fiabe tradizionali e ne sono un moderno adattamento.
In tanti addossano colpe d’esplosioni di violenza contro gli altri e contro se stessi da parte dei ragazzi a emulazioni dovute a quanto vedono nei videogames, in tv, su internet.
Non ti pare che la terrorizzante letteratura per l’infanzia d’un tempo… Hansel e Gretel… Cappuccetto Rosso… e via via, facesse di peggio? Quelli che hanno creduto in Hitler o Stalin non avevano visto la tv, né videogiocato e neppure c’era Internet. Tu come la pensi…
Nel mondo c’è stata sempre violenza, soprattutto nei confronti dei bambini e delle donne. In passato questa violenza era sommersa, spesso mascherata, giustificata da discutibili stili di vita ed inaccettabili pratiche “educative”.
Oggi la violenza è ancora in parte nascosta ma, di frequente, grazie ai media è presa in esame, diviene evidente e conosciuta. Certo, però, che i mezzi di comunicazione rischiano troppo spesso di trasformarsi da testimoni del “danno” in “testimonial” di violenza, promuovendo, diffondendo, enfatizzando immagini e comportamenti che possono essere emulati dai piccoli. L’informazione, per essere corretta ed efficace, deve prevedere fasce orarie, forme, contenitori adatti per essere trasmessa e compresa. La violenza è, di sovente, esposta, non mediata, “tutta fuori”, come l’immondizia che ha allagato la Campania.
Prima di lasciare i miei ospiti di questa taverna spaziale, li costringo crudelmente a fare una riflessione su Star Trek, non necessariamente elogiativa… che cosa rappresenta quel videomito nel tuo immaginario? Ammesso che qualcosa rappresenti, s’intende…
Sicuramente c’è da dire che Star Trek è stato un evento mediatico che ha contribuito a modificare il modo di immaginare il futuro del mondo e dell’universo, dando, ad esempio, la possibilità di riflettere sulla infinita diversità che potrebbe esistere tra gli esseri viventi. Le svariate forme di vita che si confrontano, generando conflitti, alleanze, possibilità, consentono agli spettatori di rintracciare, nelle ricche e diversificate trame, profili di personalità e copioni di vita con cui immedesimarsi e confrontarsi, avvolti e protetti dalla magia del fantastico, proprio come nella migliore tradizione fiabica e letteraria.
Condivido pienamente il messaggio di speranza che veicola “la diversità”, spesso presentata e proposta come unica ed insostituibile risorsa per la sopravvivenza del genere umano. Credo, infatti, che il benessere del nostro futuro sia tutto racchiuso nella capacità dei popoli di accogliere e di integrare le culture.
Siamo quasi arrivati a Pàrsya, pianeta abitato da alieni scostumatissimi che peggio ancora educano i figli ma impediscono loro la visione della tv quando sullo schermo appaiono Bondi o Schifani… se devi scendere, ti conviene prenotare la fermata. Stoppiamo qui l’intervista, anche perché è finita la bottiglia di Chardonnay Gaia & Rey 1999 consigliata da Nicola Batavia del ‘L Birichin di Torino … Però torna a trovarmi, io qua sto… intesi eh?
Bene! Ho molto gradito questo piccolo dialogo e spero di venirti a trovare nuovamente, magari gustando qualche altro delizioso vino e chiacchierando piacevolmente come oggi!
Vabbè, ti saluto com’è d’obbligo sull’Enterprise: lunga vita e prosperità!

 

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commenti presenti

Spero che la scelta di questo vino abbia accompagnato degnamente queste fantastiche parole. chef Batavia.

inviato da batavia
 

Conversazione veloce e spigliata. Domande precise, risposte super. Bene! giulia de gregorio

inviato da giulia de gregorio
 

Proprio "ignorare" e "svalutare" i bambini sono i due momenti, frequentissimi, alle origini di tante vite sbagliate e perfino tragiche. Ecco due verbi che i genitori dovrebbero ben stamparsi in mente d'evitare coni figli. Tramonto Acceso

inviato da Tramonto Acceso
 

D'accordo. E copio (che mi pare ancora più chiaro) quelo che dice la Parsi "l’autostima e la speranza sono acquisizioni che, se non trovano radici nell’infanzia, sono difficili da sviluppare in età adulta, se non dopo lunghe, lente e faticose ricerche". E non è dettoche quelle ricerche abbiano sempre buon fine. Saluti a tutti i Clara Martorella

inviato da Clara Martorella
 

Non sono d'accordo che le nuove figure dei videogiochi come dice Maria Rita Parsi siano mutuate dalle fiabe tradizionali. Secondo me assistiamo invece ad una mutazione genetica dellidea stessa di 'personaggio'. giorgio michelini

inviato da giorgio michelini
 

Non era facile spiegare la psicoanimazione. la Prof. c'è riuscita benissima con poche parole facendo capire anche a chi come me non è addetto ai lavori.ù Grazie.E complimenti rodolfo marcelli

inviato da rodolfo marcelli
 

Mi pare che nella conversazione pur ben condotta manchi una domanda sulla tv. Mi pare un'occasione mancata visto che la parsi è specializzata sui problemi psichici dell'infanzia. Ursus

inviato da Ursus
 

 

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